Giovedì 5 Ottobre abbiamo avuto il grande piacere di esprimere il nostro bentornato, a Duilio Loi, Pedagogista Scolastico e Forense Criminologo Giudice Onorario nonché Titolare dello Studio Pedagogico Pavese di Stradella. Un caro e prezioso ospite nel nostro Istituto, con cui come scuola e come Comitato Genitori Copernico abbiamo svolto diversi progetti e incontri di pedagogia e genitorialità dal 2015 al 2020.

 

Leggendo Inchiostro su Pelle abbiamo ripensato a molti di quegli incontri con i genitori e in particolare ad alcune tematiche che abbiamo affrontato insieme, come l’educazione alla legalità, il bullismo, la gestione dei conflitti in famiglia e a scuola, la formazione di un pensiero critico e civico nelle ragazze e nei ragazzi.

 

Quelle di Jacopo, Diego e Daniel sono storie di vita vissuta, complesse, dolorose ma non sempre sbagliate, dice il titolo del libro. Sono tre storie di un “riscatto da pagare alla vita”, una vita iniziata con la “sensazione di essere in un mondo di sordi in cui ogni tentativo di essere ascoltato fallisce”. Jacopo, Diego e Daniel si conoscono a Palmi, in Calabria, dove giungono in una comunità educante, la Rosa dei venti, per un percorso di messa alla prova, in quanto colpevoli di svariati reati.

 

Inchiostro su Pelle è un libro che come ci siamo detti con l’autore, Duilio Loi, è stato scritto in direzione destinata e contraria. Un libro pensato in tempi non sospetti come dire, e che in queste settimane solleva riflessioni, domande e dubbi di grande attualità sul rapporto tra società e criminalità minorile.

 

Ecco alcune delle domande che abbiamo posto all’Autore e che lasciamo come riflessione per tutte e tutti.

 

Partiamo proprio dai genitori. Un capitolo di Inchiostro su pelle si intitola Orfani di genitori vivi. Al centro di molte storie di ragazze e ragazzi che anche nelle nostre scuole vivono e han vissuto devianze, c’è sempre una infanzia critica, solitudini e assenze dei genitori, e nel libro si cita come caratteristica “un tipo di rabbia molto lontana dai coetanei e la prepotenza tipica di è cresciuto a pane e aggressività”.

Uno dei ragazzi nel romanzo dice “io non tengo sogni e desideri, ho messo tutto nel congelatore”.
Ci siamo impegnati anche come Comitato per anni con te, Duilio, proponendo incontri aperti di genitorialità, che hanno raccolto un grande successo e affetto: ci siamo però anche accorti che a questi incontri partecipavano sempre genitori che “non ne avevano bisogno” mentre è stata davvero dura, se non impossibile, trainare quelle famiglie che da questi incontri potevano davvero beneficiarne.
In che modo la scuola può recuperare il filo rosso con i genitori più in difficoltà?

Restiamo in tema genitori e scuola con uno spunto di attualità. Il decreto Caivano sancisce “fino a 2 anni di carcere ai genitori se il figlio non frequenta la scuola obbligo”. «Chiunque, rivestito di autorità o incaricato della vigilanza sopra un minore, omette, senza giusto motivo, di impartirgli o di fargli impartire l’istruzione obbligatoria è punito con la reclusione fino a due anni», si legge nel decreto che stabilisce anche che «non ha diritto all’Assegno di inclusione il nucleo familiare per i cui componenti minorenni non sia documentata la regolare frequenza della scuola dell’obbligo».
La vita di Daniel, Jacopo e Diego, protagonisti del romanzo, sarebbe migliorata con l’attuazione del decreto di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile emanato in questi giorni? Il carcere ai genitori avrebbe evitato loro di compiere illeciti?

 

Nel decreto di cui discute l’opinione pubblica dopo i fatti di Caivano, troviamo anche la multa ai genitori, ovvero chi «era tenuto alla sorveglianza del minore o all’assolvimento degli obblighi educativi è applicata la sanzione amministrativa pecuniaria da 200 euro a 1.000 euro, salvo che non provi di non aver potuto impedire il fatto».

Per i minori è previsto lo svolgimento di lavori socialmente utili, si sottolinea, gratis, o la collaborazione, ancora, a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, come messa alla prova per un periodo compreso da uno a sei mesi. Cosa cambia rispetto a prima?

Torniamo a parlare di scuola. Nel libro il riscatto sociale per i tre protagonisti avviene anche e soprattutto attraverso lo studio, dal laboratorio di apprendimento scolastico alle riflessioni sui Promessi Sposi che lasciano incredulo Daniel per la loro attualità tra bullismo e chi opera senza tornaconto personale, o ancora, i conteggi matematici su quanto rischierebbero di carcere cumulativamente se la messa alla prova andasse male e si concludesse il processo di ciascuno.

Il loro diploma di terza media, ottenuto con sacrificio, che come spiegato nel libro significa “fare qualcosa di sacro per sé stessi”, passa da tesine dal forte valore civico, per Daniel sulle dipendenze, per Diego sulla lotta alle mafie e per Jacopo sulle leggi razziali e si trasforma, da traguardo a inizio di un nuovo futuro possibile, che prosegue con i corsi professionali e la gavetta lavorativa di ciascuno.

In Italia la dispersione scolastica registra una delle incidenze più elevate d’Europa (12,7%) dopo la Romania (15,3%) e la Spagna (13,3%). Il tasso di abbandono scolastico vede picchi in Sicilia (21,1%), Puglia (17,6), Campania (16,4%) e Calabria (14%). Nonostante i progressi registrati siamo ancora lontani dall’obiettivo del 9% entro il 2030 stabilito dalla UE.

Gli studi sulla dispersione ci indicano che gli alunni più fragili culturalmente ed economicamente (e nella maggior parte dei casi i due fattori vanno di pari passo) tendono a raggrupparsi in alcune scuole, dove si crea una sorta di “ghetto educativo”.

Qui si generano dinamiche a cascata: gli insegnanti tendono ad adattare l’apprendimento e i programmi al livello generale della classe, penalizzando così gli studenti di livello potenzialmente più alto e la scuola non è in grado di emancipare gli studenti dalla loro condizione svantaggiata di partenza.
La nostra scuola ha aderito al progetto IN&OUT, che promuove la prevenzione della dispersione e dell’abbandono scolastici di adolescenti 11-17 anni e agisce dentro e fuori la scuola sia con azioni dirette sia attraverso il potenziamento della comunità educante, con un annuale Festival dei Talenti di fine anno.

Quali consigli per gli insegnanti che si trovano con situazioni di disagio, difficoltà didattiche, povertà educative? Promuovere o bocciare, quale la migliore scelta?

Parliamo ancora del nostro territorio, questa è una domanda complessa e vi do un po’ di numeri.
Su 100 adolescenti denunciati, 11 si trovano nel distretto milanese. In dettaglio: i nuovi iscritti dei procedimenti penali con autore noto sono 3.596, l’11,4 per cento del totale italiano e in aumento a due cifre (più 24%) rispetto all’anno scorso, che già era stato critico.

Non esiste in tutta Italia un distretto con una mole simile di lavoro e Milano stacca di molto anche Roma, che occupa la seconda posizione. 

Si corre dietro all’urgenza ma i casi sono sempre più complicati e il raccordo con gli altri tasselli del sistema a protezione del minore è molto difficile perché anche altrove ci sono lacune. Al Beccaria, dove gli ambienti sono saturi e la ristrutturazione attesa da vent’anni non arriva mai a compimento, mancano agenti formati e educatori.
Gli educatori disponibili e possibilmente esperti mancano anche nelle comunità che chiudono perché non ce la fanno e la situazione è critica in particolare per i ragazzi che oltre a commettere reati hanno disturbi psichici e dipendenza da sostanze.

Come effetto dei lockdown e del Covid l’utilizzo di un istituto alternativo al carcere e positivo come quello della Messa alla prova è temporaneamente esploso (504 MAP avviate nel 2021 davanti al giudice per l’udienza preliminare, contro le 200 di media e le 268 nel 2022). La ricetta giusta c’è, comunque, e lo dimostrano le 355 MAP con esito positivo nel 2021 e le 425 nel 2022. Potrebbero diventare di più, anche per alleggerire il carico sul fronte detentivo.

Ma per avere progetti riabilitativi che funzionino, tagliati su misura e condivisi, servono risorse umane e finanziarie, e possibilità sul territorio: comunità e centri diurni adeguati, aziende che offrano contratti formativi, scuole che seguano i ragazzi, progetti sportivi e di volontariato capaci di renderli protagonisti, figure di riferimento che facciano da guida.

 

Sugli educatori Inchiostro su pelle si spende molto, spiegando quanto sia preziosa l’empatia come qualità personale, ovvero il saper vivere l’esperienza con l’altro senza pre-giudicarlo o giudicarlo secondo i propri canoni ma mostrando all’altro che esistono esperienze diverse dal proprio vissuto, da sperimentare per poter poi scegliere il futuro.

Diego, Jacopo e Daniel sono stati fortunati e han seguito il percorso della MAP non come una serie di prescrizioni burocratiche ma una concreta opportunità di cambiare vita, dove hanno imparato la gentilezza, la disponibilità, la gratuità del bene (quella senza fregature di ritorno come dice Daniel, perché chi dona aspettandosi qualcosa in cambio non dona, ma baratta), il riconoscere la propria inadeguatezza e la vergogna come sentimenti necessari alla crescita, le regole contro l’anarchia che rischia solo di danneggiare gli altri.

Qual è la tua esperienza sul campo?